Google Pixel Buds recensione: più alte sono le aspettative, più grande è la delusione

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© nextpit

E' da ormai più di un mese che ho il piacere di poter utilizzare il primo paio di cuffie prodotto da Google dotate di Assistant. Queste cuffie promettono di farvi utilizzare l'assistente vocale in maniera più immediata e di aiutarvi a parlare lingue che non conoscete. Avranno mantenuto le promesse? Spoiler: se avete letto il titolo potete immaginare già come sia andata a finire...

Uscita e prezzo

Le Google Pixel Buds non sono ancora disponibili all'acquisto in Italia. In Germania il prezzo proposto al pubblico è di 179 euro mentre negli Stati Uniti si fermano a 159 dollari. Non sono di certo degli auricolari economici e vista la non eccelsa qualità costruttiva e audio (per non parlare delle funzionalità limitate) trovo che il cartellino del prezzo sia eccessivamente alto.

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Le nostre Pixel Buds sono in colorazione nera: discrete e adatte ad ogni luogo. / © NextPit

Sono tre le colorazioni disponibili: Just Black, Clearly White e Kinda Blue. Noi abbiamo ricevuto in prova quelle Solo Nere ovvero quelle più classiche e discrete.

Design e assemblaggio

La custodia per il trasporto delle Pixel Buds mi ha colpito dal primo momento. Si tratta di una piccola scatolina simile a quella contenente gli anelli e anche l'apertura avviene allo stesso modo. All'esterno la custodia ha una finitura in tessuto che ricorda alla vista Google Home e Daydream View, al tatto è decisamente più soffice e meno ruvida. La chiusura è magnetica e nasconde all'interno i preziosi auricolari in un alloggiamento di plastica gommata nera.

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A prima vista la finitura della custodia ricorda quella di Google Home Mini. / © NextPit

Le Pixel Buds vanno posizionate ed arrotolate in maniera meticolosa per permettere alla custodia di chiudersi e agli auricolari di ricaricarsi. Sbagliare l'angolo in cui posizionare le cuffie correttamente e ritrovarsi con le Buds scariche è più facile di quello che possiate pensare. Google ha posto persino uno sticker all'interno della custodia per illustrare la procedura corretta.

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Grazie per le istruzioni precise Google! / © NextPit

Le cuffie hanno un design circolare che non mi dispiace. Quello che non mi ha convinto molto è il materiale con cui sono realizzate: al tatto la plastica sembra in qualche modo scadente e leggera, non penso potrebbero sopravvivere all'impatto con una scarpa se dovessero cadere mentre camminiamo. Fortunatamente a collegare le due cuffie troviamo un cavo intrecciato di buona qualità che funziona anche come meccanismo di "blocco" degli auricolari all'interno del padiglione uditivo. In pratica il cavo passa attraverso un foro posto sulle cuffie e va a formare un anello che va regolato e incastrato in uno degli archi nel padiglione auricolare per impedire alle cuffie di cadere.

All'inizio pensavo fosse un'idea geniale ma dopo qualche ora di utilizzo mi sono accorto che è forse la cosa più fastidiosa del design di questi auricolari. Il cavo in questione non ha, infatti, nessun meccanismo di blocco e questo fa si che l'anello si restringa inesorabilmente con il tempo costringendovi a sistemare le cuffie in posizione continuamente. La procedura per riporre le cuffie nella custodia richiededi arrotolare il cavo e questo porta all'inevitabile riduzione della dimensione dell'anello.

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La parte esterna dell'auricolare ricorda una Mentos. / © NextPit

Se a tutto questo unite il fatto che le Pixel Buds non sono delle cuffie in-ear ma hanno un design aperto (in stile AirPods, senza gommino) e che spesso si deve toccare l'auricolare destro per impartire i comandi, come risultato avrete delle cuffie scomode che vi terranno impegnati più tempo a sistemarle che ad utilizzarle realmente.

Apprezzo il fatto che i comandi siano di tipo touch. Con questo tipo di cuffie ma dai comandi fisici, premendo sui tasti si finisce per schiacciare troppo la cuffia nel canale uditivo, rischiando spesso di farsi anche del male. La superficie touch è molto sensibile e difficilmente le cuffie non risponderanno al tocco. Il problema è che, dovendo sistemare le cuffie continuamente, spesso si finisce per fermare o far ripartire la musica senza motivo. Non è presente un sensore di prossimità quindi le cuffie non disattivano il touch quando non sono indossate. Non ci sono altri pulsanti per interagire con le cuffie il che significa che l'unico modo di spegnerle è riporle nella custodia.

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La custodia si ricarica tramite una porta USB Tipo-C. / © NextPit

Funzioni speciali

Nate per servire Google Assistant

Non esistono app dedicate alla gestione delle Pixel Buds. Le impostazioni delle cuffie sono infatti accessibili direttamente da Google Assistant il che è un bene. Non troviamo nessun tipo di equalizzatore ne impostazioni specifiche. Dalla schermata delle impostazioni possiamo vedere se le cuffie sono connesse allo smartphone, il livello della batteria e poco più. Praticamente è una schermata che nell'uso quotidiano non vedrete mai.

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Per accedere alle impostazioni delle Pixel Buds dovrete aprire Google Assistant. / © NextPit

Con uno swype in avanti o all'indietro sull'auricolare destro controllerete il volume. Tenendo il dito appoggiato sarete direttamente in contatto con Assistant e la cosa è di una velocità disarmante. Non c'è lag tra il tocco dell'auricolare e l'inizio dell'ascolto da parte dell'assistente vocale, non dovrete attendere nessun suono di conferma o altro. Si tocca la cuffia, si parla e si rilascia una volta completato il comando. Facile.

Con un doppio tap Assistant sarà così gentile da fornirvi l'ora e leggere le ultime notifiche e questa è la cosa migliore in assoluto delle Pixel Buds. Una volta provato vi chiederete perché le altre cuffie non siano in grado di farlo e perché Assistant sul telefono non lo faccia senza Pixel Buds. E' una funzione di cui ho abusato e che mi ha convinto a tenere gli auricolari per così tanto tempo senza rimetterli a prendere polvere nella scatola dopo una settimana.

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Durante il setup viene spiegato il comportamento delle cuffie. / © NextPit

Sfortunatamente non c'è nessun modo per passare tra le varie tracce audio se non chiedendolo a Google Assistant. Il problema è che non tutte le app supportano questa funzione e non tutti si sentono a proprio agio ripetendo "Prossima traccia, prossima traccia, prossima traccia..." all'infinito in mezzo alla gente per raggiungere la canzone desiderata.

Traduzione in tempo reale

La più grande delusione delle Pixel Buds riguarda anche la sua funzione più interessante e che ha colpito di più al momento della presentazione: la traduzione in tempo reale.

Vi spiego in breve come dovrebbe funzionare: prima chiedete a Google aiuto con la traduzione verso qualche lingua, con lo smartphone alla mano pronunciate la frase e questa verrà immediatamente tradotta nella lingua scelta a display e verrà letta ad alta voce dallo smartphone. Stessa cosa ascoltando qualcosa in una lingua straniera che verrà tradotta dallo smartphone e letta tramite le Pixel Buds. In questo modo dovreste essere in grado di comunicare in più di 40 lingue senza troppe difficoltà.

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L'accoppiamento con il Google Pixel è facile e immediato. / © NextPit

Il grosso problema di tutto questo è che le Pixel Buds utilizzano l'applicazione Google Translate già installata sul vostro Pixel (si, perché la funzione è disponibile solo sui Google Pixel) e si pongono come un ulteriore intermediario nella già imbarazzante conversazione tra due persone che non si capiscono che viene gestita da uno smartphone dalle capacità di traduzione più che dubbie.

Lo stesso identico risultato, infatti, si può ottenere su qualsiasi smartphone senza l'utilizzo delle cuffie eliminando un quarto partecipante alla conversazione e riducendo i già imbarazzanti tempi di attesa tra una domanda e una risposta. In più i risultati delle traduzioni dipendono da quanto lo smartphone recepisce bene le frasi da tradurre e dal risultato della traduzione di Google Translate, il che è tutto dire. L'intonazione nella lettura delle traduzioni è (a detta delle persone con cui ho provato la funzione) poco espressiva e molto imbarazzante il più delle volte.

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La funzione è disponibile da tempo su Google Translate senza bisogno delle cuffie. / © NextPit

Meglio di niente, è vero, ma siamo lontani dall'essere in grado di parlare con persone in lingue diverse solamente indossando delle cuffie. Quella che dovrebbe essere la funzionalità più stupefacente delle Pixel Buds è solo un'ennesima dimostrazione di come alcuni prodotti non vengano davvero pensati per l'uso nella vita reale.

Audio

La qualità audio delle Pixel Buds non stupisce. Un qualsiasi paio di auricolari classici dal basso costo vi porterà la stessa qualità in cuffia. Gli auricolari Google non isolano dai suoni esterni e non possiedono una tecnologia di cancellazione dei rumori. Perfino il codec Bluetooth utilizzato non è di alta qualità e, nonostante gli smartphone Pixel dispongano del supporto a AptX e LDAC, le Pixel Buds utilizzano il più classico AAC su tecnologia Bluetooth 4.2.

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Se cercate cuffie di qualità guardate altrove... / © NextPit

I microfoni integrati sono ottimi e non mancano mai di recepire l'ormai famosa hotword "OK Google". Anche i comandi impartiti alle cuffie vengono recepiti senza problemi. Questo a patto di trovarsi in un ambiente non troppo rumoroso. Nel mio caso ho avuto difficoltà ad utilizzare i comandi vocali in locali gremiti di gente o nelle affollate stazioni delle metro di Berlino.

Batteria

La batteria delle Pixel Buds è di 120 mAh. Google dichiara 5 ore di autonomia ma in realtà utilizzando spesso Assistant gli auricolari moriranno poco dopo aver superato le 4 ore. Fortunatamente la custodia per il trasporto dispone di altri 620 mAh il che dovrebbe garantirvi poco più di 20 ore di utilizzo totali.

La ricarica della custodia avviene tramite cavo USB Tipo-C e le cuffie possono essere caricate solamente al suo interno. Con 10 minuti di ricarica le cuffie saranno pronte a supportarvi per ben un'ora di utilizzo.

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Le cuffie si ricaricano solo con la custodia chiusa. / © NextPit

Giudizio complessivo

Le Pixel Buds sono state presentate al pubblico come le degne alternative alle Apple AirPods con funzioni avanzate di traduzione e le aspettative erano molto alte. Sembra che come al solito Google non abbia idea a quale pubblico queste cuffie siano dirette ed il risultato è un misto tra frustrazione e scarsa qualità.

Non sono cuffie destinate all'ascolto di musica, infatti non troviamo controlli per le tracce o qualità audio di alto livello. Non sono destinate a chi fa jogging o attività fisica in quanto il cavo intrecciato trattiene il sudore e le cuffie tendono a saltare via dall'orecchio anche solo facendo le scale. Non sono nemmeno destinate ai viaggiatori vista la scarsa durata della batteria integrata (scarsa in termini generali, come earbuds wireless non sono male) visto che ogni 5 ore sarete comunque costretti a riporle in carica nella custodia e le capacità tanto pubblicizzate di traduzione non sono all'altezza della vita reale.

A chi sono destinate queste cuffie dunque? Difficile dirlo. L'unico utilizzo adatto che mi è venuto in mente è quello da ufficio: seduti, in relativo silenzio e con la possibilità di raggiungere lo smartphone. Tutto questo sempre che ai colleghi non dispiaccia sentirvi parlare continuamente da soli con google Assistant e che a voi non dispiaccia spendere questa cifra per degli auricolari molto poco fruibili fuori dalle quattro mura di casa o dell'ufficio...

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