Il futuro della realtà virtuale è un'allucinazione collettiva

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© nextpit

Google ha rilasciato un editor chiamato Block che facilita la creazione di contenuti 3D grazie alla realtà virtuale. Potrebbe non sembrare interessante all'inizio ma, in unione con altri pezzi del puzzle dell'universo Google, mostra uno scorcio di quello che in futuro sarà la nostra vita sociale.

Prima di tutto Blocks: l'applicazione è totalmente gratuita e disponibile per HTC Vive e Oculus Rift. Gli utenti possono creare degli oggetti 3D con dei semplici strumenti e poi condividerli con la community. Come dimostra il video demo di Google ed i vari upload di modelli low-poly caricati dagli utenti, di certo non si cerca ancora il fotorealismo.

Google Blocks e simili: costruttori di sogni

E' anche vero che Google ha già a disposizione alcuni strumenti che possono cambiare la situazione. Autodraw, ad esempio, trasforma degli stupidi schizzi in bellissimi disegni. Il modo in cui l'intelligenza artificiale può migliorare immagini sgranate con dettagli precisi è dimostrato nel Pixel Recursive Super Resolution scritto dal Google Brain team.

Nel prossimo futuro i nostri schizzi tridimensionali fatti in VR potrebbero essere trasformati in modelli complessi. Grazie al machine learning questo processo potrà essere automaticamente adattato alle nostre preferenze, cosa in cui Google è molto brava. Questo nuovo ambiente così creato potrebbe essere il nostro nuovo salotto oppure uno spazio in cui incontrarsi con amici e parenti (come già dimostrato da Facebook con la sua piattaforma VR chiamata Spaces).

E proprio come gli schermi digitali hanno rimpiazzato la vecchia e analogica carta, il tempo speso nella realtà virtuale sarà in diretta competizione con la realtà vera e propria. Google, Facebook, Apple e compagnia, faranno tutto il possibile per controllare questo nuovo grosso ecosistema. Chiunque riuscirà a costruire il miglior ambiente e quello ritagliato meglio a dimensione dell'utente vincerà la fetta di mercato più grande. E chi controllerà il sistema più facile per l'utente avrà anche gli sviluppatori e i produttori di contenuti multimediali.

pixel recursive super resolution
Con l'aiuto del machine learning un'immagine pixellata (sinistra) può diventare un volto (centro) incredibilmente vicino all'originale (destra). / © Google Brain

Il futuro della realtà virtuale: hardware e software

L'hardware per la realtà virtuale è appena nato. C'è molto spazio di miglioramento, ad esempio per il suono: scansioni 3D della testa e delle orecchie dell'utente possono permettere una riproduzione del suono in relazione alla posizione della testa (HRTF). Questo porterebbe a dei suoni veramente realistici nella realtà virtuale. Generalmente si tende ad avere un maggiore dettaglio nella zona centrale e nell'ambiente VR: tutto questo per tenere le performance dei computer ad un certo livello e creare degli "elmetti" che siano sia wireless che efficienti dal punto di vista energetico.

La mancanza più grande della VR è al momento la risoluzione. L'oculus Rift attuale offre 1200x1080 pixel per occhio. Avendo una visione periferica di 90 gradi, significa avere una densità di pixel di 15 per grado. Michael Abrash, capo ricercatore per Oculus, prevede una visione periferica di 140 gradi entro il 2021 ed una densità di 30 pixel per angolo il che ci porterebbe circa a 4000 x 4000 pixel per occhio.

La risoluzione dell'occhio arriva a circa 120 pixel per grado quindi andare oltre potrebbe non servire a nulla. O forse no: la compagnia finlandese Vario vuole presentare quest'anno un headset per la realtà virtuale capace di raggiungere una risoluzione equivalente a 70 megapixel per occhio.

Questo potrebbe non essere raggiunto con un display dall'altissima risoluzione ma con un trucchetto elegante accompagnato dal tracciamento dei movimenti dell'occhio. Non sappiamo se il progetto degli ex manager di Nokia avrà successo ma di certo una risoluzione "retina per VR" è solo questione di tempo.

Allo stesso modo è solo una questione di tempo prima di iniziare a passare una parte significativa della nostra giornata nella realtà virtuale, un mondo creato da noi con l'aiuto di algoritmi intelligenti che, in aggiunta ai nostri input giornalieri, tengono traccia della nostra vita digitale. Da qui a dieci anni guarderemo la nostra tecnologia attuale con un sorriso nostalgico, un futuro che sarà cambiato molto di più rispetto a com'è cambiato il mondo con la presentazione del primo iPhone.

Ci incontreremo nel 2027 a bere una birra nel mio sogno VR, allucinati da Google, Facebook o chiunque vincerà la gara attorno all'ecosistema della realtà virtuale dei prossimi anni. Blocks è comunque solo una parte della visione d'insieme di Google.

E voi cosa ne pensate? Vi piacerebbe incontrarvi con amici distanti migliaia di chilometri in un bar VR o preferireste aspettare e dedicargli del tempo nella vita vera magari facendo un, sicuramente più costoso, viaggio per andare a trovarlo?

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Stefan Möllenhoff

Stefan Möllenhoff
Head of Content Production

Stefan gathered his first tech journalism experiences in 2004 – and works in this field full-time since 2008. His enthusiasm for everything digital started already in the 80s with a Sharp MZ700. The smartphone enlightenment came 2002 with a Symbian IRC client for his Nokia 7650. Currently, Stefan is sometimes behind the camera, sometimes writing but mainly taking care of organisational aspects at NextPit. Leisure time consists of cooking, fitness, bouldering, running and everything that has to do with AI and the concept of a Singularity.

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