Così Google mantiene le promesse fatte lo scorso anno

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© Google

Il tanto atteso evento Google si è finalmente concluso. Ora sappiamo su cosa Big G abbia effettivamente lavorato nel corso degli ultimi 12 mesi. La nuova generazione di Pixel è stata senza dubbio la protagonista dell'evento che però si è concentrato anche su qualcos'altro.

I nuovi Pixel sono realtà, ed uno di loro arriverà anche in Italia

La seconda generazione dei Pixel è meno rivoluzionaria di quanto, in tanti, sperassero. Google risolve subito l'errore commesso lo scorso anno e regala al Pixel 2 XL un look più moderno. Non si può invece dire lo stesso del più piccolo Pixel 2 dove, nonostante la tecnologia integrata, non troviamo i bordi sottili che ci aspettavamo. I due dispositivi sono promettenti grazie alla fotocamera, all'interfaccia utente rivisitata ed al primo accesso a Google Lens.

La domanda rimane: vale la pena comprarli? I prezzi annunciati sono incredibilmente alti. Sì, i Pixel sono da un punto di vista tecnico degli smartphone ben equipaggiati e quest'anno le etichette dei dispositivi di fascia alta sono saliti non di poco. La domanda rimane, soprattutto se si considera che il prezzo di alcuni smartphone, a distanza di tempo, scende ma quello dei Pixel rimane lo stesso. Per la prima generazione c'è stato un piccolo calo del prezzo ma non una vera tendenza al ribasso. E quest'anno le cose, probabilmente, non andranno diversamente.

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Stavolta anche l'Italia potrà mettere mano al Pixel 2 XL! / © NextPit

Assistant in primo piano

La seconda generazione dei Pixel ha catturato l'attenzione del pubblico. Ciò però non dovrebbe distogliere lo sguardo da ciò sui cui Google si è concentrato durante l'evento: software e servizi in cloud. L'obiettivo principale è Assistant, che dal mese di maggio del 2016 ha fatto la sua comparsa su praticamente tutte le news di casa Google. Anche gli smartphone Pixel vanno visti nell'ottica di Assistant. E Google ha sottolineato più e più volte la nuova ricetta di successo:

AI + software + hardware

Google può permettere l'adattamento del software a dei partner per meglio diffondere l'intero software ma sappiamo come vanno le cose quando si parla di manutenzione software tra i produttori Android. Se Google vuole distribuire il suo assistente ed i servizi in cloud allora non deve fare affidamento sui produttori Android.

Servizi come Assistant e Alexa hanno dato avvio ad una nuova era. L'utilizzo dei comandi vocali, per prima cosa, cambia il modo in cui interagiamo con la tecnologia che ci circonda. Concentrandoci su Google: Assistant è un servizio software che può girare contemporaneamente su diversi dispositivi come cuffie, speaker, visori VR, TV, PC, notebook, smartphone, elettrodomestici. Assistant connette tutta questa tecnologia e ne permette il controllo in modo intuitivo.

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Assistant è il vero protagonista dalla strategia di Google. / © NextPit

Il Machine Learning sarà presto onnipresente

L'apprendimento automatico (Machine Learning) implica che non dovremo più piegarci a complicati processi di controllo. In una futura Smart Home basterà pronunciare "Ok Google, fai partire il film XY" per far accendere la TV e far sì che tutte le giuste impostazioni audio e video siano settate. Ad Assistant non importa se ci si affida allo smartphone o a Google Home perché è proprio l'assistente il fulcro di tutto. La macchina deve adattarsi all'uomo, e non viceversa. 

Google Home Mini è un gadget che espande le capacità dell'Assistant nella Smart Home e lo fa in modo più economico. Google Home non è per tutti una prima scelta, non tutti sono disposti a spendere 149 euro per il più grande speaker intelligente di Google. L'assistente, per integrarsi al meglio alla quotidianità, deve essere ovunque.

Integrando Assistant negli altoparlanti di altri produttori Google fa contenti un po' tutti: i produttori di questi gadget rendono disponibili le proprie conoscenze e tecnologie audio ma non devono mettere le mani in pasta nelle feature software dell'assistente. Google, dalla sua, può introdurre delle linee guida durante l'implementazione e gli utenti hanno a disposizione una più ampia scelta di prodotti.

AR e VR: il grande cantiere aperto

I due grandi cantieri aperti di Google rimangono la realtà aumentata e quella virtuale. Anche se Google Lens ha fatto la sua prima uscita ufficiale, per attirare gli sviluppatori AR lontani da ARKit serve un ARCore funzionante. Apple vanta un importante vantaggio in questo campo e la situazione rimarrà tale per un po' di tempo ancora.

Anche nel mondo VR Google ha piazzato il freno a mano. Il nuovo visore Daydream View non è altro che un piccolo aggiornamento, nulla di più. Il visore stand-alone Daydream rimane una promessa per il futuro o così speriamo visto che all'evento non è stato detto nulla in merito.

Dopo che Microsoft si è fatto vivo con un headset di realtà mista, Google tiene tutti in attesa con Oculus Connect 4. Tra qualche giorno il visore VR di Oculus noto sotto il nome in codice di Pacific, dovrebbe fare la sua comparsa.

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Rimaniamo in attesa di un visore VR stand-alone. / © NextPit

Smartphone Google: cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Senza dubbio interessante sarà lo sviluppo della divisione degli smartphone: cresciuta dopo l'acquisto di 2000 dipendenti da HTC. Alcuni dei nuovi impiegati Google hanno già lavorato allo sviluppo dei Pixel, ma non tutti. Vi sono quindi più risorse a disposizione da impiegare negli ambiziosi piani hardware di Google.

Diverse domande ci salgono quindi alla testa: si continuerà a realizzare dei nuovi smartphone ogni anno? Questa strategia è davvero vantaggiosa sul lungo termine? Gli sviluppatori avranno il piacere di mettere le mani su un successore dei Nexus? Ci sarà spazio per uno smartphone Google di fascia media? Quanto gli smartphone ancora contano in questa strategia dove Assistant è al primo posto? Per il prossimo anno vi sono tanti quesiti ai quali Google ed il suo team dovrà rispondere.

Gli smartphone rimangano in punto di accesso all'informazione ma è chiaro come Google Assistant controlli lo smartphone e si renda utile nella quotidianità, anche senza lo smartphone nei paraggi.

Protezione dei dati: Machine Learning e Assistant fanno spuntare nuove domande

Ed è così che spunta fuori l'annoso problema dei dati sensibili e della privacy degli utenti. Il Machine Learning funziona perché gli utenti rilasciano una serie di dati privati. Un questione che deve essere chiarita perché molti utenti non sanno come funzionano tutte le nuove tecnologie a disposizione.

Nel complesso possiamo dire che Google ha mantenuto quanto detto lo scorso anno da Hiroshi Lockheimer: stiamo ancora parlando dell'evento del 2016. E quest'anno con Assistant Google ha davvero mantenuto la promessa fatta.

Voi che idea vi siete fatti dell'evento Google appena concluso? Vi aspettavate qualcosa di diverso dal gigante di Mountain View?

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Hans-Georg Kluge

Hans-Georg Kluge
Redattore

Hans-Georg scrive di app, hardware e altri temi legati allu0027universo Android. Eu0027 un felice possessore di Samsung Galaxy S7 ma si diverte anche con un iPad in mano!

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2 Commenti
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  • Piero Alberti 5
    Piero Alberti 5 ott 2017 Link al commento

    "Innovazioni" destinate alla cantina: le controindicazioni sono nettamente superiori ai vantaggi.

    Simone Costi


  • 4
    Moreno Lupi 5 ott 2017 Link al commento

    Assistant: prima ci hanno rapinato soldi per l'hardware, l'hanno perfezionato a nostre spese per farci girare sopra il software per rapinarci l'anima. L'immenso giro di interessi e di sterco del diavolo collegati, hanno fatto il resto. Il gregge, me compreso, ha passivamente seguito nell'illusione di usare strumenti di libertà. Sarebbe necessaria la ribellione della ragione. Già.